Genesis e Ceasefire: i nuovi protocolli CoEHAR ad AIP2022

Pasquale Caponnetto, membro del CoEHAR, ha presentato durante il XXX congresso dell’Associazione Italiana di Psicologia di Padova  due nuovi protocolli, Genesis e Ceasefire, sulla dipendenza tabagica, la salute psicologica e i dispositivi a rischio modificato

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Ecig e stress ossidativo cellulare: una review del progetto Replica

Una review indipendente dei ricercatori del progetto Replica ha comparato gli effetti del fumo di sigaretta e del vapore delle sigarette elettroniche in termini di stress ossidativo, il precursore di patologie polmonari, cardiovascolari e dei tumori. Ad oggi, le evidenze scientifiche disponibili costituiscono un puzzle di informazioni che, nonostante i limiti metodologici e sperimentali, mostra un impatto ridotto degli ENDS sullo stress ossidativo rispetto al fumo di sigaretta, anche se alcuni studi hanno concluso che non lo eliminano del tutto, lasciando il quesito ancora in sospeso

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Machine learning: può aiutare i medici a trovare soluzioni terapeutiche più efficaci, anche per il Covid-19 

Appena pubblicato sulla rivista Internal and Emergency Medicine un commento del CoEHAR che spiega il potenziale del machine learning nell'analisi e nell'elaborazione di grandi quantità di informazioni cliniche e di laboratorio, utilizzando il Covid-19 come modello. Gli autori spiegano che l’intelligenza artificiale può aiutare medici e operatori sanitari a identificare e implementare il trattamento terapeutico più efficace in tempo reale, rivoluzionando così radicalmente la gestione del paziente. 

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Polosa e Goniewicz sono i ricercatori più influenti nel campo delle sigarette elettroniche

Secondo la "Mapping of Global Research on electronic cigarettes”, il prof. Riccardo Polosa (CoEHAR, Centro di Eccellenza Internazionale per la Ricerca sulla Riduzione del Danno da Fumo, Università di Catania) e il prof. Maciej L. Goniewicz (Roswell Park Comprehensive Cancer Center, USA) sono gli autori più influenti e autorevoli nel campo della ricerca sulle sigarette elettroniche

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Replica: smettere di fumare passando ai prodotti a rischio ridotto può ripristinare i meccanismi di riparazione del sistema vascolare

I ricercatori del CoEHAR, impegnati nel progetto Replica, hanno dimostrato che il passaggio all’uso di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato riduce i danni vascolari e l’insorgenza di patologie quali l’arteriosclerosi. Il network di laboratori afferenti al progetto Replica infatti continua ad ottenere risultati importanti per la ricerca scientifica nel settore della riduzione del danno: l’ultimo studio pubblicato ha valutato i danni sulle cellule endoteliali del fumo di sigaretta comparandolo a quello di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato

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Dati sulle ecig per i medici: le elettroniche una chance per la salute umana

Il team di ricerca del progetto del CoEHAR In Silico Science ha condotto una serie di revisioni sistematiche esaustive per raccogliere e valutare le prove a nostra disposizione sugli effetti sulla salute umana delle sigarette elettroniche

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Scopri di più sull'articolo Covid-19: svapo aumenta le probabilità di contagio di solo l’1% 
Quale rischio si corre a stare seduti di fianco a uno svapatore senza mascherina? Un nuovo studio di-mostra che svapare aumenta le probabilità di contagio da Covid-19 di solo l’1% rispetto al semplice respirare LINK: https://link.springer.com/article/10.1007/s11356-022-20499-1 Catania, 30 giugno 2022- Le restrizioni adottate durante i periodi più difficili della pandemia stanno piano piano scomparendo, ma la paura del contagio a causa dell’infezione da Covid-19 alimenta ancora molti dubbi tra i cittadini di tutte le nazioni. Sarà sicuro mangiare nei ristoranti o frequentare luoghi chiusi? Qual è il livello di rischio associato a qualsiasi attività sociale che si svolge in spazi al coperto? Sorprendentemente, non abbiamo molti dati statistici sulla trasmissione del Covid-19 attraverso l’aerosol prodotto dalle sigarette elettroniche ed esalato dai vapers. Un dato importante da dedurre: la crescente popolarità del fumo elettronico come valido sostituto del fumo tradizionale e la possibili-tà di poter utilizzare tali dispositivi in luoghi chiusi solleva delle domande sul possibile rischio di tra-smissione aerea del SARS-CoV-2 attraverso l’aerosol delle ecig. Un pool di ricercatori internazionale ha sviluppato un modello di rischio teorico per spiegare come la visibilità dell’aerosol esalato abbia conseguenze in termini di sicurezza, diversamente da quanto acca-de per altre attività respiratorie. Lo studio ““Analytic modeling and risk assessment of aerial transmis-sion of SARS-CoV-2 virus through vaping expirations in shared micro-environments”, ha analizzato il ri-schio di contagio in due distinti scenari al chiuso, un ristorante e una abitazione, sottoposti a ventila-zione meccanica o naturale, al cui interno si trovano persone con e senza mascherina. Incredibilmente, le persone di fianco a un vaper infetto che svapa, sia in casa che al ristorante, incor-rono in un rischio di contrarre il Covid di solo l’1% maggiore rispetto a quello valutato per la normale attività respiratoria al chiuso (senza dunque l’aggiunta dell’abitudine allo svapo). Un rischio che si alza al 5-17% per lo svapo ad alta intensità e oltre il 260% se prendiamo in considerazione un’attività co-me il parlare per lungo periodo o il tossire. Dati che devono essere valutati e adattati considerando fattori come le mutazioni del virus, lo stato di vaccinazione dei soggetti e i fattori ambientali (variazioni di temperatura ed umidità, inquinamento dell’aria e dinamica atmosferica). I ricercatori, data la mancanza di dati empirci in materia, hanno as-sunto come ipotesi di lavoro che tutte le attività respiratorie fossero ugualmente influenzate da tali fattori. “È ormai noto come il Covid-19 sia una patologia che si trasmette prevalentemente attraverso piccolo particelle nell’aria” ha spiegato Robert Sussman, professore di fisica presso l’Università nazionale del Messico “studiare quali attività respiratorie comportino un rischio ulteriore di contagio è fondamen-tale. Il modello di rischio adottato nello studio, anche con specifiche limitazioni, dimostra come il va-ping aggiunga solo l’1% di rischio di contagio, se valutato all’interno di luoghi al chiuso come case o ristoranti. Inoltre, coloro che si trovano nelle immediate vicinanze di un vaper infetto possono visualiz-zare concretamente l’aerosol emesso e ciò rappresenta un’ulteriore precauzione intuitiva che può aiu-tarli ad evitare le particelle infette”. “Smettiamola di stigmatizzare gli svapatori” ha aggiunto il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoE-HAR “Questo è il primo studio a valutare in via teorica il rischio connesso allo svapare in luoghi: ov-viamente, È bene considerare la pandemia da Covid-19 come a un fenomeno complesso , dunque, e il modello che abbiamo sviluppato necessita di essere aggiustato sulla base di possibili varianti, di misure di pre-cauzione come le mascherine e dello stato vaccinale. Tuttavia, è chiaro che il vaping aggiunge solo una esigua percentuale di rischio di contagio, molto meno di normali attività respiratorie quali il tos-sire. In un momento così cruciale, durante il quale tutti stanno cercando di tornare alla normalità, è importante ricordarsi che dobbiamo avere fiducia nella scienza e nello sviluppo di soluzioni mediche che mettano la parola fine alla pandemia, invece di preoccuparsi di abitudini, come il vaping, che possono salvare la vita di migliaia di fumatori in tutto il mondo”. IL MODELLO DI RISCHIO: UNO STUDIO INNOVATIVO Lo studio ha considerato i dati dedotti dai volumi respiratori esalati, i tassi di emissione, il tipo di goc-cioline respiratorie emesse e la distanza di diffusione delle esalazioni, nonché la relativa visibilità. I ri-cercatori si sono concentrati sul valutare l’esposizione al virus trasportato potenzialmente da una mas-sa di goccioline, le cosiddette droplet, in spazi al coperto, senza considerare se l’eventuale esposizio-ne sia diretta o indiretta. È lecito, infatti, ritenere che le persone che si trovano a contatto in luoghi al chiuso riescano ad evita-re l’esposizione diretta ai flussi respiratori e dunque possano essere soggette perlopiù ad esposizione indiretta a causa di goccioline essiccate note nella letteratura medica con il nome di “aerosol”. Un al-tro aspetto da valutare è la significativa diminuzione del tempo di esposizione dovuta alla natura in-termittente ed episodica dello svapo. Diversi gli scenari considerati: uno scenario domestico (un vaper infetto e tre possibili famigliari espo-sti) e un ristorante con almeno 30 avventori, valutato sia in condizioni di ventilazione naturale (porta aperta) sia in condizioni di ventilazione meccanica. Nella valutazione del rischio, l’uso della mascherina non è stato considerato. Anche se si valutano sce-nari quali bar e ristoranti, è probabile che gli avventori rimangano senza mascherina per periodi di tempo prolungati, per mangiare o bere (così come avviene se devono usare le ecig). Una volta lontano dalla zona di esposizione diretta (visibile e delineata per lo svapo), chi si trova nell’area e indossa una mascherina, sarebbe sottoposto allo stesso rischio di esposzione indiretta come negli spazi in cui non si svapa. Le esalazioni di aerosol conseguenti al vaping rappresentano un aumento minimo del rischio rispetto alla respirazione continua a casa o al ristorante (rispettivamente 1% di rischio aggiunto e 5-17% per lo svapo a bassa e alta intensità). La possibilità di visualizzare l’aerosol agisce come una sorta di fattore protettivo, evitando o diminuendo il rischio di esposizione diretta.

Covid-19: svapo aumenta le probabilità di contagio di solo l’1% 

ncredibilmente, le persone di fianco a un vaper infetto che svapa, sia in casa che al ristorante, incorrono in un rischio di contrarre il Covid di solo l’1% maggiore rispetto a quello valutato per la normale attività respiratoria al chiuso (senza dunque l’aggiunta dell’abitudine allo svapo). Un rischio che si alza al 5-17% per lo svapo ad alta intensità e oltre il 260% se prendiamo in considerazione un’attività come il parlare per lungo periodo o il tossire.

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Stati Uniti: dati attestano la fine dell’epidemia di svapo tra i più giovani e dell’abitudine al fumo

L'uso della sigaretta elettronica tra gli adolescenti negli Stati Uniti è considerato uno dei più importanti problemi di salute pubblica. Ciononostante, i dati federali dimostrano che, rispetto al picco epidemico del 2019, il numero di svapatori minorenni è incredibilmente diminuito insieme al numero di fumatori. 

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La vareniclina aumenta le probabilità di smettere di fumare tra i diabetici

Un trial clinico randomizzato ha valutato l’utilizzo della vareniclina (Chantix), in combinazione con supporto psicologico professionale, tra i fumatori affetti da diabete: il farmaco ha aumentato in maniera significativa le possibilità di riuscita nei percorsi di smoking cessation per 300 fumatori affetti da diabete mellito di tipo 2

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