Un recente sondaggio approfondisce il legame tra il distanziamento sociale dovuto al COVID-19 e la salute di 6.801 consumatori di tabacco e nicotina in 5 Paesi, rivelando che la pandemia sta avendo ripercussioni sulla salute mentale e fisica dei fumatori e milioni di essi reagiscono fumando di più
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Un sondaggio rivela che la pandemia sta avendo ripercussioni sulla salute mentale e fisica dei fumatori e milioni di essi reagiscono fumando di più

New York, 11 maggio 2020. Il caos provocato dalla pandemia di COVID-19 ha due risvolti: oltre a subire gli effetti diretti del virus, il mondo è alle prese con le difficoltà causate dell’allontanamento sociale. Il costo mentale e fisico di questa misura è particolarmente alto per i milioni di fumatori che, per far fronte allo stress, hanno aumentato il loro consumo di tabacco. 

Un recente sondaggio approfondisce il legame tra il distanziamento sociale dovuto al COVID-19 e la salute di 6.801 consumatori di tabacco e nicotina in 5 Paesi (Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Sudafrica e India).

Il sondaggio è stato pubblicato oggi dalla Foundation for a Smoke-Free Worlde mette in luce che oltre due terzi degli intervistati ricorrono al tabacco e alla nicotina come mezzo principale per far fronte a stress e ansia. Quasi il 40% dei fumatori ha aumentato il consumo di questi prodotti nelle ultime settimane, il che potrebbe equivalere a un uso elevato da parte di oltre 50 milioni di fumatori nei cinque Paesi dove si è svolto il sondaggio.

“Sondaggi recenti hanno dimostrato che i fumatori hanno continuato a fumare sigarette per far fronte al travolgente aumento di stress, ansia e paura a causa delle restrizioni dovute al lockdown da COVID-19. Vi era una grande aspettativa nei confronti di una nuova ondata di tentativi di smoking cessation nei prim giorni del lockdown, ma non si è mai concretizzata. Non sono sorpreso- ha dichiarato Riccardo Polosa, Direttore del COEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da Fumo dell’Università di Catania– per i fumatori può essere difficile contrastare l’impulso a fumare, specialmente quando l’abitudine aiuta. gestire lo stress”

Stress e ansia causano un consumo maggiore di tabacco 

Mentre i governi cominciano ad allentare le linee guida per l’allontanamento sociale, gli effetti dell’isolamento sulla salute mentale stanno diventando evidenti. Gli intervistati hanno uniformemente evidenziato che l’allontanamento sociale ha avuto un impatto negativo sulla loro salute mentale e molti hanno riferito di essere preoccupati di ammalarsi, di essere ricoverati in ospedale e di come gestire stress e ansia. 

Gli effetti negativi sulla salute mentale diventano quasi il doppio rispetto al comune per gli intervistati che sono risultati positivi al COVID-19 o che vivono con qualcuno che ha contratto il virus. Gli effetti sulla salute mentale sono anche generalmente più comuni tra le donne rispetto agli uomini.

“Con la discesa della curva pandemica, assisteremo a importanti conseguenze sulla salute mentale e fisica delle persone”, dichiara il Dott. Derek Yach, presidente della fondazione. “Prima della crisi COVID,i fumatori avevano un alto rischio di sviluppare tumori ai polmoni, malattie polmonari croniche e attacchi di cuore. Continueranno a correre questi maggiori rischi quando la pandemia si esaurirà. Non dimentichiamoci che 7 milioni di persone a livello mondiale quest’anno moriranno in conseguenza del consumo di tabacco”.  

Meccanismi poco salutari per far fronte a una pandemia globale

Gli intervistati hanno elencato nicotina e tabacco come mezzi ricorrenti per far fronte allo stress già prima della pandemia. Di conseguenza, molti degli intervistati hanno mantenuto o aumentato il livello di consumo di questi prodotti durante le restrizioni che imponevano di rimanere a casa.

Maggiori tassi di consumo erano più evidenti nei Paesi dove le autorità hanno posto dei divieti sull’acquisto di tabacco e alcol (India e Sudafrica), il che potrebbe suggerire abitudini di acquisto alterate tra gli intervistati in quei Paesi. 

Infatti, molti consumatori di tabacco combustibile hanno riferito di temere che i negozi avrebbero esaurito i loro prodotti abituali. Questa paura, combinata con l’ansia che l’isolamento impedisse loro di recarsi nei negozi, avrebbe spinto i fumatori di sigarette a fare scorta di prodotti a base di tabacco.

Si ricorre anche ad alternative sane per gestire lo stress

Con la chiusura di bar e ristoranti, quasi la metà degli intervistati in Italia e nel Regno Unito ha riferito di aver ridotto l’assunzione di alcolici. 

In tutti i Paesi, circa il 45% degli intervistati ha riferito di ricorrere normalmente all’attività fisica per affrontare stress e ansia. In India, dove l’isolamento ha precluso ogni attività all’aperto, oltre la metà degli intervistati ha cercato altre strategie sane per affrontare la situazione, come esercizi di respirazione, meditazione e yoga.

Uno sguardo al futuro

Il sondaggio indica che la pandemia ha aumentato l’attenzione alla salute personale e ha motivato i fumatori a smettere.

Tra gli intervistati, molti fumatori hanno preso in considerazione di smettere completamente di fumare. Questi dati aumentano di 11-42 punti percentuali nelle case dove qualcuno è risultato positivo al virus.

Comunque, molti meno hanno effettivamente cercato di smettere. Una nota positiva arriva dall’India, dove il 66% dei fumatori ha indicato di aver preso in considerazione di smettere e il 63% ha fatto seguito con un tentativo concreto. 

Tuttavia, questi risultati indicano che milioni di persone vogliono smettere ma non hanno trovato una strategia da loro ritenuta efficace in tempi di isolamento. Infatti, la discrepanza riferita tra prendere in considerazione di smettere e gli effettivi tentativi evidenzia il bisogno di opzioni più efficaci per i fumatori.

“Ma ora, mano a mano che le restrizioni del lockdown vengono allentate, dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi e incoraggiare i fumatori a compiere piccoli passi per allontanarsi da comportamenti insalubri”. Il Prof. Polosa, che ha dedicato decenni alla ricerca nel settore della riduzione del danno della lotta al tabagismo, ha aggiunto: “Sappiamo che sono le sostanze tossiche prodotte con la combustione della sigarette convenzionali la causa della morte dei fumatori, non la nicotina, i cui effetti, peraltro, potrebbero anche essere protettivi nei confronti del contagio da COVID-19. Le autorità di salute pubblica di tutte le nazioni dovrebbero essere orientate ad aiutare i fumatori che non riescono a smettere di fumare per conto proprio a passare a prodotti meno dannosi come cerotti, gomme e sigarette elettroniche, garantendo al contempo che tali strumenti siano disponibili per i fumatori ovunque nel mondo”.

“Le limitazioni che impongono di rimanere a casa hanno fornito degli spunti su come potremmo aiutare i fumatori a smettere”, aggiunge Derek Yach. “Dobbiamo incoraggiarli in modo empatetico a smettere di consumare prodotti combustibili facendo loro conoscere i cerotti, le gomme da masticare e le sigarette elettroniche che provocano meno danni rispetto al fumo, assicurandoci che questi prodotti siano prontamente disponibili. Procedendo in questo modo, i fumatori potrebbero uscire dall’isolamento con prospettive migliori per la loro salute futura”.

Il “Sondaggio sulla situazione dei fumatori durante il COVID-19” è stato condotto online da Nielsen per la Foundation for a Smoke-Free World tra il 4 e il 14 aprile 2020. Gli intervistati erano residenti nel Regno Unito, in Italia, Sudafrica, India e negli Stati Uniti d’America (New York e California), hanno un’età compresa tra i 18 e i 69 anni e sono fumatori abituali di tabacco combustibile o di sigarette elettroniche a base di nicotina.