Un nuovo articolo dei ricercatori del CoEHAR conferma che le APP per smartphone e gli strumenti di rilevazione e monitoraggio della ritualità legata al tabagismo attraverso nuove smart-tecnologie sono utili per aiutare le persone a smettere di fumare o a ridurre il consumo di sigarette.

Un nuovo articolo dei ricercatori del CoEHAR conferma che le APP per smartphone e gli strumenti di rilevazione e monitoraggio della ritualità legata al tabagismo attraverso nuove smart-tecnologie (i.e. smart-band, smart-watch) sono utili per aiutare le persone a smettere di fumare o a ridurre il consumo di sigarette.  

https://www.mdpi.com/1660-4601/17/7/2614

I ricercatori del CoEHAR Centro di Eccellenza per la Riduzione del Danno da Fumo – guidati dal prof. Sebastiano Battiato, delegato ai Sistemi Informativi e alla Programmazione Strategica dell’Università degli Studi di Catania – hanno valutato ben 32 nuove tecnologie di monitoraggio e tracking atte a contrastare la dipendenza tabagica (12 sistemi di rilevamento e monitoraggio del consumo quotidiano di sigarette e 20 app per smartphone).

La selezione degli strumenti da valutare è avvenuta tra quelle già analizzate in studi pubblicati su PubMed, Scopus e Google Schoolar. E’ così emerso che APP come MyQuitCoach, Quit Smoking, Craving to Quit!, QuitNow!, Quit, Smoke Free e altre possono essere utili a contrastare e ridurre il rischio associato al fumo di sigaretta.  

Sebastiano Battiato

Seppur con metodologie di monitoraggio diverse – commenta Battiato – le APP risultano strumenti molto utili per monitorare l’abitudine tabagica e per motivare a smettere. Gli studi scientifici analizzati dimostrano che questi strumenti possono vantare risultati promettenti. Tuttavia va considerato che la loro applicazione nella vita quotidiana non è priva di difficoltà. Per questi motivi – aggiunge Battiato – sono necessari maggiori investimenti per la ricerca scientifica applicata agli strumenti tecnologici per far smettere di fumare, con l’obiettivo di definire sistemi affidabili in grado di garantire elevate prestazioni nell’utilizzo reale della vita di tutti i giorni”.

L’uso quotidiano di queste tecnologie implica, infatti, la rilevazione da parte dell’APP di un’ampia varietà di azioni, abitudini e gesti eseguiti dall’utente che possono essere complicate dalla sovrapposizione di altre azioni. Per esempio, alcune persone sono abituate a fumare mentre guidano o quando fanno lavori manuali. La bontà della valutazione e del monitoraggio di questi strumenti oltre che in condizioni di base va validata anche in condizioni d’uso realistiche, con tutte le complicazioni che esso comporta.  

Ciononostante, bisogna sottolineare che, mentre la maggior parte delle APP si basa sull’auto-report dei partecipanti (ed esempio l’annotazione su un diario), alcune soluzioni più innovative, come SmokeBeat, che sfruttano sensori indossabili (come gli smartwatch o smartband) ed hanno un approccio più diretto (fornendo un feedback automatico e una verifica obiettiva dell’abitudine al fumo) potrebbero risultare di maggiore impatto grazie alla tecnica cognitivo-comportamentale data dall’auto-monitoraggio. Potersi autovalutare infatti determina un incremento del livello di consapevolezza e un maggior controllo del proprio comportamento da fumo compulsivo di sigarette convenzionali.  

Per il fondatore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa: “Diventa sempre più chiaro come l’innovazione tecnologica stia guadagnando un ruolo centrale nella gestione della nostra quotidianità. La scienza della salute non è una eccezione e deve – attraverso nuovi percorsi creativi e innovativi – evolversi dialogando con le altre discipline scientifiche quali ad esempio l’informatica e l’elettronica. Solo così si potranno trovare soluzioni utili per diffondere stili di vita più sani”.

Non a caso il team di ricerca di questo lavoro ha visto la partecipazione di diverse professionalità scientifiche: Alessandro Ortis del Dipartimento di Matematica e Informatica; Pasquale Caponnetto, docente a contratto di Clinica delle Dipendenze presso il corso di laurea in Psicologia, e Toti Urso, Project manager dell’ateneo catanese.