Un nuovo studio pubblicato sul The New England Journal of Medicine ha valutato la propagazione delle gocce di saliva emesse durante una conversazione
goccioline di saliva conversazione

Un nuovo studio pubblicato sul The New England Journal of Medicine ha valutato la dinamica di movimento e propagazione delle goccioline di saliva emesse quando si parla.

Molto è stato detto e studiato sulle goccioline che vengono emesse con i colpi di tosse o con gli starnuti. Ma come si muovono le goccioline di saliva durante una normale conversazione?

Comprendere con chiarezza quale siano le modalità di movimento e di propagazione di queste goccioline equivale a capire meglio il rischio di contagio interpersonale da coronavirus e le consequenziali misure di distanziamento sociale.

Ogni qualvolta pronunciamo una parola, emettiamo un invisibile micro spray di particelle dalle dimensioni variabili, che sono un vero e proprio veicolo di diffusione per agenti patogeni, quali batteri e virus.

Mentre le goccioline di dimensioni più grandi cadono a terra dopo aver percorso una breve distanza per effetto della gravità, quelle più piccole tendono a disidratarsi e perdere volume assumendo le peculiarità di un fine aerosol e rimanendo quindi sospese nell’aria per un certo periodo di tempo andando a coprire distanze maggiori prima di scomparire del tutto.

Gli autori dello studio in questione – Philip Anfinrud e Valentyn Stadnytskyi – hanno utilizzato una videocamera posta all’estremità di uno sfondo di colore nero che permetteva di filmare il percorso delle microparticelle (20-50 micrometri) visualizzandole tramite una luce laser a flusso laminare.

È stato chiesto a un volontario di ripetere diverse volte una frase ricca di consonanti (“Stay Healthy”): la luminosità del fascio di luce rifletteva la grandezza delle particelle e la frazione di tempo in cui rimanevano inquadrate in un dato segmento del video

Il numero di flash luminosi in una singola porzione di video era maggiore quando veniva pronunciato il suono /TH/. della parola “healthy”, la ripetizione per tre volte di questa frase, con brevi pause, ha prodotto uno schema simile di particelle: si è notato però che il numero di flash aumentava all’aumentare del tono di voce.

Quando invece il soggetto ripeteva la frase con un panno umido sulla bocca, il numero di goccioline di saliva disperse in forma di aerosol diminuiva.

Dunque, quali conclusioni possiamo trarre? In primis, un tono di voce più alto o più basso influenzava in maniera crescente il numero di goccioline di saliva emesse. Anche specifici fonemi, come ad esempio il /th/ della frase “Stay Healthy” dell’esperimento, determinano il numero di goccioline presenti nell’aria. 

Studi che aumentano le possibilità di capire i diversi stadi e modalità di propagazione nell’aria dei virus, con applicazioni nell’ambito degli strumenti medici indossabili, come mascherine e simili.

Come comportarci dunque in questo periodo? Mentre rimane imperativo contenere le interazioni sociali, il rispettare con attenzione la distanza di “sicurezza” di 2 metri è valido sopratutto quando si parla con qualcuno.