Una review condotta da un team di ricercatori catanesi ha analizzato i dati sull’utilizzo della stimolazione magnetica transcranica su soggetti affetti da ludopatia, un trattamento relativamente recente che da risultati incoraggianti

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Solo in Italia, si stima che siano più di un milione e mezzo i cittadini affetti da una dipendenza da gioco d’azzardo, comunemente nota come ludopatia. Una patologia che influenza in maniera significativa le attività personali, famigliari e lavorative. I soggetti ludopatici presentano tratti comuni a quelli di altre dipendenze, come pensieri ricorrenti e ossessivi sul gioco d’azzardo, tentativi ricorrenti e infruttuosi di gestire o cessare il gioco, una compulsione sempre crescente a puntare somme di danno più late e tentativi di sopperire con il gioco a mancanze o stati emotivi particolari, come depressione o ansia.

Un filone di ricerca promettente e piuttosto recente, assocerebbe ai comportamenti legati alla ludopatia una modificazione neurobiologica in determinate aree del cervello. Considerando che le opzioni terapeutiche a disposizione non prevedono una terapia farmacologica ufficiale e standardizzata, l’attenzione dei ricercatori si è orientata verso trattamenti alternativi che intervengano per ripristinare il corretto funzionamento delle aree del cervello legate alla dipendenza al craving, ovvero il desiderio costante e incontrollabile di continuare a giocare. 

Le tecniche di stimolazione cerebrale rappresentano una nuova frontiera nel trattamento delle dipendenze o dei disturbi psichiatrici o neuropsichiatrici. La stimolazione magnetica transcranica è tra le forme più note: si tratta di una stimolazione magnetica non invasiva e senza necessità di ricovero o sedazione di quelle aree cerebrali implicate nello sviluppo della dipendenza, i cui effetti collaterali sono generalmente scarsi.

Per valutare però lo stato dell’arte attuale sulle evidenze in merito a tali trattamenti, un gruppo di ricercatori afferenti all’Università di Catania, ha condotto una review su numerosi database a disposizione, per valutare l’efficacia dei protocolli che utilizzano la stimolazione magnetica per trattare le ludopatie.

Su un totale di 207 studi, 8 hanno soddisfatto i requisiti di inclusione, interessando un campione adulto di pazienti con un disturbo patologico da gioco d’azzardo. Nonostante il focus iniziale riguardasse semplicemente la ludopatia, i ricercatori hanno deciso di inserire nella review anche quelli studi in cui i soggetti presentavano altre forme di disturbi o problematiche psichiatriche.

Le valutazioni condotte non hanno solo riguardato l’efficacia del trattamento, riportata dagli stessi pazienti o dai loro terapisti, ma anche il cambiamento dei sintomi legati a stati depressivi o di ansia, di qualità del sonno e i possibili eventi avversi.

Gli studi inclusi si sono concentrati maggiormente sulla modulazione di diverse aree del cervello, nello specifico della corteccia prefrontale laterale sinistra e destra. I dati preliminari mostrano risultati incoraggianti nel trattamento delle dipendenza da gioco d’azzardo. Tuttavia, la ricerca futura dovrebbe porre maggiore attenzione enfasi sulla caratterizzazione dei campioni di studio e condurre studi nel lungo termine per valutare gli affetti della stimolazione cerebrale non invasiva sul trattamento della ludopatia.

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