tubercolosi fumo

Una nuova revisione condotta da un pool di esperti internazionali, tra i quali figurano anche i ricercatori del CoEHAR, ha analizzato l’interazione tra lo sviluppo della tubercolosi, i trattamenti medicinali per combatterla e l’impatto del fumo di tabacco e dei trattamenti di cessazione sulla malattia.

La tubercolosi, un’infezione che attacca i polmoni, è tra le prime dieci cause di morte nel mondo: si stima che, nel 2022, oltre 10 milioni di persone abbiano contratto la malattia, delle quali 1,3 milioni sono poi decedute. Una patologia che si diffonde prevalentemente nel Sud-Est asiatico (India, Indonesia, Cina, Filippine, Pakistan e Bangladesh) e in Africa (Nigeria e Repubblica Democratica del Congo).

Il fumo di sigaretta è tra i principali fattori di rischio che impattano negativamente sul decorso della malattia e interferiscono con l’efficacia dei farmaci antitubercolari, causando esiti terapeutici peggiori e tassi di abbandono dei trattamenti più elevati. Riuscire a creare piani sanitari che tengano conto sia delle esigenze dei fumatori sia della particolare concentrazione geografica della tubercolosi significa aumentare le chance di guarigione dei pazienti: una cessazione prolungata è associata a una riduzione della mortalità e a una maggiore probabilità di successo terapeutico.

Grazie al lavoro di un’equipe internazionale, abbiamo condotto una revisione che ha valutato la complessa interazione tra il fumo, gli interventi di cessazione e i farmaci antitubercolari” – spiega Carlo Maria Bellanca, dell’Unità di Tossicologia Clinica dell’Università di Catania e tra gli autori dello studio. “Lo studio è stato condotto per comprendere come il fumo di sigaretta possa interferire con i meccanismi di detossificazione epatica e con l’efficacia dei farmaci utilizzati per il trattamento della malattia. Infatti, valutare come le terapie farmacologiche consigliate ai pazienti fumatori affetti da tubercolosi possano influenzare il decorso della patologia significa fornire agli operatori sanitari strumenti ulteriori per creare strategie terapeutiche personalizzate ed efficaci, evidenziando le lacune attuali dei piani sanitari”.

Dalla revisione è emerso che il fumo di sigaretta contiene composti in grado di alterare il sistema enzimatico epatico, causando modifiche nella metabolizzazione dei farmaci. Ne consegue che i programmi che integrano il trattamento della tubercolosi con i percorsi di disassuefazione devono considerare tutte le possibili interazioni, al fine di massimizzare l’efficacia terapeutica e fornire ai medici informazioni fondamentali per lo sviluppo di trattamenti all’avanguardia.

Politiche sanitarie efficaci devono necessariamente tenere in considerazione le nuove frontiere della cessazione per patologie polmonari specifiche, come la tubercolosi, migliorando così le possibilità di guarigione di chi ne è affetto. In conclusione, questa revisione, la prima nel suo genere, offre una solida base per migliorare la sinergia fra cessazione del fumo e cura della tubercolosi. La sfida rimane trasformare questi dati in prassi consolidate, affinché ogni fumatore con tubercolosi possa accedere a cure più efficaci, sicure e personalizzate.

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