Mentre il National Health Service (NHS) britannico ribadisce che “il vaping con nicotina è meno dannoso del fumo ed è anche uno degli strumenti più efficaci per smettere di fumare”, dall’altra parte il documento preparatorio della COP11 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) propone invece un approccio restrittivo, arrivando a includere la possibilità di divieti per la distribuzione e vendita dei dispositivi elettronici contenenti nicotina.
Queste posizioni divergenti sollevano interrogativi cruciali sulla gestione del tabagismo e sulla tutela della salute pubblica.

“Accogliamo con favore l’approccio pragmatico e basato sull’evidenza dell’NHS, che riconosce nel vaping uno strumento efficace per ridurre i danni del fumo e favorire la cessazione – commenta il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR – Le prove scientifiche mostrano chiaramente che i fumatori che passano al vaping riducono in maniera significativa l’esposizione a sostanze tossiche e cancerogene e hanno il doppio delle probabilità di smettere rispetto a chi utilizza altri strumenti. Al contrario, la posizione emersa in sede WHO per la COP11, che contempla addirittura il divieto degli ENDS, rischia di negare a milioni di fumatori adulti un’alternativa concreta e meno dannosa. Questo approccio ideologico non solo non tiene conto dei dati, ma ostacola anche strategie di riduzione del danno che potrebbero salvare vite. È necessario che le politiche globali vengano guidate dalle evidenze e non da pregiudizi.”
La contrapposizione tra NHS e WHO dimostra la profonda frattura che esiste oggi nel dibattito scientifico e politico sulla riduzione del danno da tabacco. Da una parte, un sistema sanitario nazionale tra i più autorevoli al mondo riconosce e integra il vaping nei programmi di cessazione; dall’altra, un’organizzazione internazionale spinge per divieti che rischiano di penalizzare proprio i fumatori più vulnerabili.

“Il CoEHAR ribadisce con forza la necessità di politiche basate sulle evidenze scientifiche – conclude il prof. Giovanni Li Volti, direttore del CoEHAR – perchè vietare il vaping non fermerà il tabagismo: al contrario, priverà i fumatori di uno strumento utile a smettere. Invitiamo i decisori politici a riflettere su quanto stabilito dall’NHS e a valutare soluzioni equilibrate che proteggano i giovani dall’iniziazione, ma al tempo stesso offrano ai fumatori adulti una reale opportunità di uscire dalla dipendenza.”
Il CoEHAR ribadisce con forza che:
- 1) Vietare il vaping non fermerà il tabagismo, anzi, priverà i fumatori di un’opzione meno dannosa.
- 2) Le decisioni regolatorie non possono ignorare le evidenze scientifiche.
- 3) È essenziale che le politiche tengano distinti i destinatari: proteggere i giovani dall’iniziazione all’uso non significa negare ai fumatori adulti un’opportunità di uscita dalla dipendenza.