Il CoEHAR Indonesiano, fortemente voluto dal prof. Riccardo Polosa, pone i primi pilastri ufficiali della ricerca sulla riduzione del danno da fumo nell’area asiatica. Un recente studio condotto dai ricercatori della Padjadjaran University ha indagato se il passaggio dalle sigarette convenzionali alle sigarette elettroniche possa avere effetti sull’indice di massa corporea (BMI) nei giovani uomini fumatori. I risultati, seppur preliminari, mostrano che nei primi tre mesi non si registrano variazioni significative nel peso corporeo.

È noto che la nicotina agisce come soppressore dell’appetito e può aumentare il dispendio energetico, spiegando in parte il BMI più basso spesso osservato nei fumatori. Rimane tuttavia da chiarire se il passaggio al vaping possa alterare questo equilibrio metabolico. Lo studio indonesiano si è posto proprio questo obiettivo, analizzando in particolare gli effetti nei primi mesi dopo l’abbandono della combustione.

Per la ricerca sono stati reclutati 47 fumatori maschi, di età compresa tra i 20 e i 40 anni. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi. Gruppo “switch”: 30 soggetti che hanno smesso di fumare sigarette convenzionali e sono passati alla sigaretta elettronica. Gruppo “controllo”: 17 soggetti che hanno continuato a fumare sigarette tradizionali. Il BMI è stato misurato al basale e dopo tre mesi, utilizzando analisi statistiche per valutare le variazioni interne ai gruppi e i confronti tra di essi.

Risultati principali

Dallo studio è emerso che, nei primi tre mesi, il passaggio dalla sigaretta tradizionale a quella elettronica non comporta variazioni significative dell’indice di massa corporea. Sia chi ha continuato a fumare sigarette combustibili, sia chi è passato al vaping, ha mostrato valori sostanzialmente stabili, senza differenze rilevanti tra i due gruppi.

In sintesi, almeno nel breve termine, il passaggio alle sigarette elettroniche sembra avere un impatto “neutrale” sul peso corporeo nei fumatori maschi. Gli autori sottolineano tuttavia che non sia corretto considerarle uno strumento di controllo del peso. Per comprendere se nel medio e lungo periodo possano emergere differenze significative, sarà necessario condurre studi più ampi e con un follow-up prolungato.

A commento dei risultati, il dott. Indra Mustika Setia Pribadi, autore dello studio, ha dichiarato:

Questo studio è un punto di partenza cruciale: fornisce dati iniziali che vanno interpretati con cautela ma che sottolineano la necessità di ricerche di follow-up più lunghe. Sarà importante includere variabili come dieta, attività fisica e parametri metabolici per comprendere se, nel tempo, si possano riscontrare differenze significative. Siamo ancora all’inizio degli studi scientifici su popolazioni dell’area dell’hub asiatico ma sono già state analizzate caratteristiche importanti come la presenza di vapers e la diffusione dei punti vendita di prodotti senza combustione. Questo nuovo lavoro si inserisce in un filone di ricerca crescente che mira a descrivere in maniera più completa l’impatto del vaping in Asia e la possibilità di introdurre strumenti di riduzione del danno in una delle aree del mondo con il più alto numero di fumatori presenti.

Per il CoEHAR, questi risultati confermano l’importanza di approfondire con rigore scientifico gli effetti a lungo termine del vaping, non solo sulla salute respiratoria e cardiovascolare, ma anche sugli aspetti metabolici. Le attività di ricerca rientrano nell’ambito del progetto di interscambio disciplinare LEGO, finanziato con risorse dell’Unione Europea Next-GenerationEU nell’ambito del PNRR che ha già avuto come protagonista dell’interscambio culturale e scientifico il prof. Riccardo Polosa.

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