Catania, 11 Maggio 2023 – Con una lettera all’editore del prestigioso The Journal of Nuclear Medicine, i ricercatori del CoEHAR intervengono per chiarire i risultati di uno studio pilota che ha utilizzato un sistema di analisi radiografica per valutare il grado di infiammazione polmonare negli svapatori rispetto a fumatori e non fumatori. Secondo il team d ricerca catanese, guidato dal prof. Riccardo Polosa, l’analisi delle immagini non prova alcune nesso di causalità tra l’uso di sigarette elettroniche ed un relativo danno polmonare.
Uno studio recentemente pubblicato da un team di ricercatori americani ha messo a confronto gli esami radiologici dei polmoni di 5 svapatori, 5 fumatori di sigarette e 5 soggetti che non avevano mai usato nessuno dei due strumenti. I dati emersi hanno suggerito che l’uso di sigarette elettroniche sembra essere correlato ad un grado di infiammazione polmonare più elevato rispetto ai fumatori di sigarette. Implicando addirittura un danno maggiore per la salute.
Secondo il prof. Polosa: “Lo studio non presenta nessun nesso di causalità tra il dato rilevato e l’ipotesi secondo la quale ci sarebbero complicazioni per la salute per gli svapatori”. Anzi, come spiega lo scienziato catanese: “La scarsa riproducibilità degli esami e il campione ristretto dello studio non permette di dare una risposta precisa e scientifica sull’infiammazione polmonare causata dal vaping proprio perché non prende in considerazione fattori fondamentali, come la pregressa abitudine tabagica degli svapatori”.
Se non si riesce a dissociare il danno causato dall’abitudine al fumo di sigaretta dal danno causato dalle sigarette elettroniche, solo il controllo a lungo termine dei vapers esclusivi che non hanno mai fumato nella loro vita sarebbe stato un progetto di studio più adatto a verificare il danno causato delle sigarette elettroniche.
Come commenta il prof. Stefano Palmucci, docente di Diagnostica per immagini e radioterapia dell’Università di Catania: “Sarebbe auspicabile avere uno studio a lungo termine con individui svapatori puri, ovvero non precedentemente esposti a sigarette convenzionali, al fine di verificare il danno da EC. Inoltre un più ampio numero di soggetti andrebbe reclutato, in modo da poter ricavare dei dati maggiormente consistenti“.
La lettera oggi pubblicata riporta all’attenzione mediatica la necessità, ormai ovvia, di applicare e condividere standard di ricerca scientifica ed un maggior controllo dei processi di pubblicazione: “Ci troviamo troppo spesso a confrontarci con risultati scientifici dedotti da studi di scarsa qualità che vengono pubblicati su riviste prestigiose senza il giusto controllo. Ricerche che servono solo ad alimentare una retorica antisvapo infondata e basata su preconcetti che tentano di dissuadere i fumatori dal compiere scelte meno dannose per la propria salute” – conclude il prof. Polosa.