Uno studio pubblicato recentemente sull’European Journal of Paediatric Dentistry ha valutato e messo a confronto gli effetti del fumo passivo e delle emissioni di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato sulla salute orale di bambini e adolescenti
Secondo i dati dell’OMS, oltre il 40% dei bambini nel mondo è esposto al fumo passivo, con conseguenze più o meno gravi in termini di salute. L’esposizione alle sostanze tossiche presenti nel fumo, tra cui formaldeide, metalli pesanti e monossido di carbonio, può portare alla compromissione della funzione immunitaria, alterare il normale sviluppo fisiologico e aumentare il rischio di numerose condizioni patologiche, tra cui infezioni respiratorie e asma. Anche la salute dentale è seriamente compromessa dall’esposizione passiva al fumo, che può incidere sull’aumento della carie dentale.
Sebbene le evidenze scientifiche sulle emissioni delle sigarette convenzionali siano numerose, poco ancora si sa sugli effetti sulla salute orale dei più piccoli derivanti dall’esposizione ai prodotti privi di combustione, come sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova e dell’Università di Messina ha quindi voluto valutare il potenziale danno causato dall’esposizione al cosiddetto “svapo di seconda mano” o “svapo passivo” in un gruppo di bambini e adolescenti.

“I risultati del nostro lavoro confermano che l’esposizione al fumo passivo, qualunque ne sia la fonte, produce effetti misurabili e dannosi sulla salute orale dei bambini, con un aumento significativo dei livelli di cotinina nel fluido crevicolare e una maggiore incidenza di carie dentale” spiega il prof. Francesco Ludovichetti, ricercatore presso l’Università di Padova. “In particolare, i bambini esposti al fumo di sigaretta convenzionale hanno riportato i valori più elevati, sia in termini di biomarcatori di esposizione sia per quanto riguarda gli indici di carie, a conferma della gravità dell’impatto del fumo tradizionale.
Al contrario, l’esposizione al fumo derivante da sigarette elettroniche e da dispositivi a tabacco riscaldato, pur determinando comunque un incremento dei livelli di cotinina e del rischio carioso rispetto ai bambini non esposti, ha mostrato valori inferiori rispetto a quelli osservati con le sigarette tradizionali. Questo dato suggerisce che, pur non essendo privi di rischi, i prodotti elettronici possano configurarsi come strumenti di riduzione del danno rispetto al fumo combusto”.
Lo studio ha coinvolto 160 bambini di età compresa tra 3 e 14 anni, suddivisi in quattro gruppi da 40 ciascuno:
- esposizione al fumo delle sigarette convenzionali
- esposizione ad aerosol da IQOS
- esposizione ad aerosol da sigarette elettroniche
- gruppo di controllo senza esposizione
Il potenziale livello di danno è stato valutato attraverso la misurazione dei livelli di uno specifico biomarcatore, la cotinina, il principale metabolita della nicotina, che si forma quando l’organismo, soprattutto attraverso il fegato, metabolizza la nicotina assunta con il fumo di sigaretta, il vaping o l’esposizione passiva.
Per valutare l’abitudine tabagica o di svapo dei genitori, vari fattori ambientali e le pratiche di igiene orale adottate dai partecipanti è stato somministrato un questionario. Dalle valutazioni è emerso un frequente consumo di sigarette o utilizzo di prodotti privi di combustione in spazi chiusi da parte dei genitori e pratiche di igiene orale non ottimali nel gruppo di bambini esposti al fumo passivo di sigaretta.
“È tuttavia fondamentale sottolineare che nessuna forma di esposizione a prodotti contenenti nicotina può essere considerata sicura per i bambini. Le nostre conclusioni rafforzano l’importanza di promuovere ambienti domestici e sociali liberi da fumo e aerosol, ma al tempo stesso indicano che la transizione da sigarette convenzionali a dispositivi alternativi può ridurre, sebbene non azzerare, l’impatto negativo sulla salute orale pediatrica” conclude il prof. Ludovichetti.