Una nuova review condotta dai ricercatori del CoEHAR e da esperti internazionali ha analizzato gli studi che hanno valutato le emissioni delle sigarette elettroniche, confermando i bassi livelli di composti potenzialmente dannosi, come i carbonili, nell’aerosol delle sigarette elettroniche, e rivelando ancora una volta che questi strumenti possono essere una alternativa meno dannosa rispetto alle sigarette tradizionali
Catania, 9 agosto 2024 – I componenti sprigionati dall’aerosol delle sigarette elettroniche sono dannosi per la salute umana? E lo sono tanto quanto quelli delle sigarette convenzionali? L’avvento dei dispositivi elettronici a rilascio di nicotina, come sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato, ha portato alla luce la necessità di valutare e quantificare il potenziale di rischio dello svapo rispetto alle sigarette convenzionali al fine di comprendere se questi strumenti possono davvero rappresentare un’alternativa per le scelte di milioni di fumatori in tutto il mondo.
Innanzitutto, è utile partire dalla premessa che le sigarette elettroniche permettono di assumere nicotina nella forma di un aerosol generato senza combustione, riscaldando una soluzione liquida grazie all’energia fornita da una batteria elettrica a temperature molto inferiori rispetto alla combustione delle sigarette.
La differenza nell’assunzione di nicotina e nella tipologia di strumento permette di ipotizzare che, sia gli utilizzatori che chi li circonda, vengano esposti a una quantità di composti significativamente meno dannosi rispetto a quelli generati dalla combustione della sigaretta convenzionale. Infatti, gli aerosol generati dalle e-cig non contengono il 97-99% dei composti presenti nel fumo di tabacco. Tuttavia, gli studi sulle emissioni delle sigarette elettroniche hanno rivelato che i carbonili, in particolare gli aldeidi come formaldeide, acetaldeide e acroleina, sono i sottoprodotti più abbondanti nell’aerosol di questi prodotti.
“La nostra review – spiega il prof. Roberto A. Sussman, dell’Istituto di Scienze Nucleari, Università Nazionale Autonoma del Messico – analizza attentamente la chimica delle emissioni delle sigarette elettroniche, evidenziando i metodi analitici migliori per misurare specifici composti tossici chiamati carbonili. Questo focus aiuta a stabilire un nuovo standard per valutare accuratamente cosa c’è nell’aerosol delle sigarette elettroniche”.
Per valutare il rischio residuo, sono però necessari studi che valutino in maniera metodologicamente efficace i seguenti aspetti: i dispositivi e le procedure sperimentali utilizzati devono consentire una potenziale riproducibilità dei risultati; i parametri di “puffata” devono essere il più possibile compatibili al design dei dispositivi e al loro utilizzo da parte del consumatore; i metodi analitici da utilizzare; l’uso di “campioni bianchi”, ovvero l’analisi di una matrice priva di analita elaborata utilizzando lo stesso metodo impiegato per l’analisi.
La review “Analytical methods and experimental quality in studies targeting carbonyls in Electronic Cigarette aerosols” include 14 studi (11 indipendenti and 3 finanziati dall’industria di settore). Gli articoli sono stati esaminati concentrandosi sui metodi analitici utilizzati e fornendo così un’analisi più dettagliata dei processi di analisi dei carbonili, della procedura di derivatizzazione e del metodo utilizzato per l’analisi quantitativa. In questi 14 studi, i livelli rilevati dei principali aldeidi (formaldeide, acetaldeide e acroleina) erano inferiori ai livelli degli stessi composti trovati nel fumo delle sigarette.
“Gli studi che abbiamo esaminato erano di alta qualità e hanno costantemente rilevato bassi livelli di carbonili nelle emissioni delle sigarette elettroniche rispetto al fumo di sigaretta. Queste prove solide supportano ulteriormente l’idea che il vaping possa essere un’alternativa meno dannosa al fumo, in netto contrasto con studi precedenti che riportavano livelli di tossicità più elevati a causa di metodologie difettose“, aggiunge Federica Maria Sipala, del Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Catania.
Tuttavia, gli studi presentavano alcuni difetti sperimentali: sebbene solo 5 dei 14 studi utilizzassero i cosiddetti “campioni bianchi”, sono stati impiegati metodi di validazione alternativi. Sei studi non soddisfacevano la condizione di replicabilità non divulgando informazioni sufficienti sui dispositivi e le procedure sperimentali. Secondo i ricercatori, queste limitazioni devono essere corrette per migliorare la qualità dei test sulle emissioni, suggerendo la necessità di aggiornare e migliorare gli standard dei test di laboratorio, che devono impiegare e richiedere l’utilizzo di “campioni bianchi”.
“Abbiamo anche riscontrato un ampio accordo tra studi dell’industria e indipendenti, rafforzando l’affidabilità dei dati che suggeriscono che il vaping possa essere un’opzione molto più sicura rispetto al fumo. È importante incorporare l’esperienza del consumatore negli studi. Purtroppo, molti studi non considerando le peculiarità dei modelli di utilizzo delle sigarette elettroniche, non riescono a fornire le informazioni corrette da applicare per adottare politiche sanitarie efficaci a combattere la piaga del tabagismo” – conclude il Prof. Simone Ronsisvalle, Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Catania.