Il fondatore del CoEHAR, il prof. Riccardo Polosa, ha indirizzato una lettera al governo australiano in merito alla proposta di legge denominata Vaping Reform. Nella lettera emergono i risultati di dieci anni di ricerca scientifica condotta dallo scienziato e dal CoEHAR, che supportano e sostengono i principi della riduzione del danno, avvertendo al contempo delle conseguenze di un divieto totale dei prodotti per lo svapo.
Il Therapeutic Goods and Other Legislation Amendment (Vaping Reforms) Bill 2024 è un disegno di legge che mira a implementare la riforma sul vaping già introdotta in Australia: l’obiettivo è proibire l’importazione, la produzione nazionale, la fornitura e la pubblicità dei prodotti per lo svapo non terapeutici e monouso.
Sulla base di quanto contenuto nella legge, il vaping viene classificato come prodotto medicinale da prescrivere da parte di medici, farmacisti o personale sanitario autorizzato.
Questa è l’ultima di una serie di misure volte a riformare la legge sul vaping in Australia dopo l’introduzione di un divieto sull’importazione di sigarette elettroniche monouso nel gennaio 2024 e un divieto su tutte le altre sigarette elettroniche (a meno che non siano soddisfatte determinate condizioni) nel marzo 2024.
Tuttavia, questa decisione contraddice significativamente l’ultimo decennio di ricerca scientifica nel campo dei prodotti elettronici a rilascio di nicotina, ignorando completamente i principi della riduzione del danno all’interno delle politiche sanitarie.
Il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR e uno dei più autorevoli scienziati nel campo della riduzione del danno da fumo, ha deciso di inviare una lettera al Senato australiano per esprimere la propria preoccupazione su un possibile bando dei prodotti da svapo, portando a conoscenza dei legislatori i risultati di anni di ricerca scientifica condotta presso il Centro di Eccellenza per riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania.
Il prof. Polosa ha pubblicato il primo trial clinico randomizzato sull’efficacia delle sigarette elettroniche nel 2013: da allora, sono stati pubblicati oltre 150 studi sul vaping, rendendo il CoEHAR uno dei centri più autorevoli nel campo della ricerca applicata al danno da fumo e strategie di riduzione del danno.
La lettera mira a chiarire i dati in merito a quattro diversi aspetti in materia di regolamentazione dei prodotti elettronici a rilascio di nicotina: efficacia, sicurezza, dipendenza giovanile e regolamentazione.
Secondo gli studi, “la ricerca del CoEHAR su pazienti affetti da BPCO, asma, ipertensione e schizofrenia mostra chiari benefici con prove oggettive di inversione del danno dopo il passaggio dal fumo… e ha anche dimostrato che la funzione polmonare e i sintomi respiratori e la clearance mucociliare migliorano dopo il passaggio dal fumo al vaping“.
Uno dei problemi più urgenti da affrontare riguarda la possibile dipendenza giovanile: secondo molte organizzazioni sanitarie, il vaping potrebbe fungere da sostituto del fumo combustibile, scatenando un potenziale effetto gateway che spingerebbe i giovani verso il fumo.
Nel 2022, una revisione del CoEHAR sui dati sul vaping giovanile negli Stati Uniti ha concluso che: “non si è rilevata alcuna evidenza che il vaping potesse spingere al fumo di sigaretta e vi è inoltre una carenza di dati sulle implicazioni per la salute a lungo termine dell’uso di EC negli adolescenti e nei giovani adulti“.
Inoltre: “dovrebbero esserci rigorosi controlli sull’età alla vendita e provvedimenti più severi, come la revoca della licenza, per la vendita ai minori. Tuttavia, il danno causato dal vaping sui giovani è probabile che sia limitato poiché la maggior parte dell’uso è sperimentale e a breve termine. Il vaping regolare è raro. Non ci sono prove valide che sostengano che il vaping induca i giovani a fumare“.
Questa è solo l’ultima di diverse iniziative che coinvolgono i ricercatori del CoEHAR, che spesso hanno cercato di promuovere la cultura e i principi della riduzione del danno con i governi di tutto il mondo, esprimendo solidarietà con le scelte della sanità pubblica e proponendo punti di vista alternativi basati sull’esperienza e sui risultati della ricerca scientifica condotta a Catania, come nel caso dei documenti inviati al governo del Sudafrica o della Malesia.
Una sfida che il Professor Polosa affronta anche nel territorio italiano, che ha deciso di adottare un approccio precauzionale verso la riduzione del danno da fumo: durante un’audizione nella Commissione Affari Sociali della Camera, nell’ambito dell’esame del “Piano europeo di lotta contro il cancro“, il prof. Polosa ha sottolineato la necessità di integrare il principio della riduzione del danno con le misure esistenti, prendendo ad esempio paesi virtuosi come Gran Bretagna, Svezia, Norvegia e Giappone.
Questi sono chiari esempi di come la scienza possa impegnarsi efficacemente con i governi per sostenere decisioni sulla salute pubblica: tuttavia, tali casi dovrebbero basarsi su dati reali e scientifici. Solo prendendo decisioni fondate su prove, si possono raggiungere cambiamenti rilevanti nella sanità pubblica.
In conclusione, il principio del minore rischio associato ai prodotti per il vaping dovrebbe condurre a una riconsiderazione di bandi e divieti su questi prodotti: un approccio troppo restrittivo potrebbe avere conseguenze negative sulla salute di tutti quei fumatori che non riescono a smettere.
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