A confermarlo un gruppo di esperti di diabete che si è riunito a Catania dal 30 al 31 Marzo in occasione del meeting internazionale promosso dal CoEHAR dell'Università di Catania nell'ambito del progetto Diasmoke e dedicato alla riduzione del danno da fumo.

Il diabete è una malattia cronica che oltre a causare gravi danni alle condizioni di salute dei pazienti può ridurre enormemente la qualità della vita. Il fumo di sigaretta convenzionale è un fattore di rischio altissimo per il diabete, non solo chi fuma ha un 44% di rischio in più di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a chi non fuma ma un diabetico che fuma aggrava enormemente il decorso della sua malattia.

Tuttavia, smettere di fumare per un paziente diabetico è spesso molto difficile e non sempre si raggiunge l’obiettivo della completa cessazione. Per coloro che non riescono a smettere di fumare da soli o tramite percorsi di cessazione, l’utilizzo di strumenti alternativi può ridurre il danno causato dal fumo fino all’85%.

A confermarlo un gruppo di esperti di diabete che si è riunito a Catania dal 30 al 31 Marzo in occasione del meeting internazionale promosso dal CoEHAR dell’Università di Catania nell’ambito del progetto Diasmoke e dedicato alla riduzione del danno da fumo.

Dieci, tra i massimi esperti al mondo di patologie diabetologiche, hanno affrontato il tema dei danni da fumo sui pazienti diabetici sotto ogni aspetto clinico, medico e sociologico al fine di costituire un documento condiviso utile all’applicazione dei principi della riduzione del danno anche nella pratica clinica.

Tra i presenti, la preziosa collaborazione degli esperti: Delon Human, Riccardo Polosa, Davide Campagna, Andre Kengne, Noel Somasundaram, Magda Walicka, Tabinda Dugal, Roberta Sammut, Anoop Misra, S. Abbas Raza, Agostino Di Ciaula e Rachel Ashton.

Ricordiamo che Diasmoke ( (Assessing the impact of combustion free-nicotine delivery technologies in Diabetic Smokers) è un progetto di ricerca CoEHAR progettato per determinare se i fumatori di sigarette convenzionale che passano a strumenti senza combustione sperimentano un miglioramento misurabile dei parametri di rischio cardiovascolare come conseguenza della mancata esposizione alle sostanze tossiche del fumo.

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