Il sostanziale fallimento dell’approccio tradizionale alla dipendenza da tabacco che causa oltre 55.000 morti l’anno in Spagna, ha portato 170 esperti a firmare la prima “Dichiarazione Internazionale per una Spagna libera da fumo”, nata con lo scopo di aiutare i fumatori e riconsiderare l’approccio dell’harm reduction.
La guerra al fumo di sigaretta in Spagna sta entrando in una nuova e delicata fase. Nel paese mediterraneo, l’atteggiamento prevalente nei confronti dei fumatori che vogliono smettere si è basato negli ultimi decenni su due direttrici fondamentali, prevenzione e cessazione, “o smetti o muori”, insomma.
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Una linea che ha portato il governo spagnolo a varare un piano antifumo per il periodo 2021-2025, chiamato “Comprehensive Plan for Prevention and Control of Smoking” per aggiornare la legge antifumo del 2005.
Una strategia che prevede di ridurre la percentuale di fumatori al 10% tra il 2030 e il 2040, attraverso una serie di norme tra cui l’aumento della tassazione, la revisione di immagini e loghi sui pacchetti di sigarette e l’aumento delle restrizioni in luoghi pubblici e spiagge.
Peccato che la suddetta legge stia ancora terminando il lungo processo amministrativo e decisionale.
Nel frattempo, nel paese, secondo il sondaggio EDADES del 2019/2020, la Spagna ha una percentuale di fumatori del 32.3% nella popolazione tra i 15 e i 64 anni, non tanto dissimile dal dato del lontano 2005, poco prima dell’introduzione della prima legge antifumo spagnola, quando i dati si attestavano al 32.8%.
Una situazione di stallo che sostanzialmente sigla il fallimento delle politiche antifumo cosiddette tradizionali, basate principalmente su una line aggressiva e autoritaria che chiede ai fumatori la semplice astinenza, attraverso norme he rendano difficile l’acquisto e l’uso delle sigarette.
Ed è in questa delicata fase che un gruppo di 170 esperti spagnoli ed internazionali ha voluto firmare e inviare alle autorità spagnole la “Dichiarazione Internazionale per una Spagna libera dal fumo”. Un documento essenziale che chiede di rivedere le norme sul controllo del tabacco e riconsiderare approcci non tradizionali, che si basino anche sulle strategie di riduzione del danno per aiutare coloro che non possono o non vogliono smettere di fumare.
Un documento che ha visto il supporto di diversi membri del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania, non nuovo ad iniziative similari.
Come si legge nel testo, i firmatari ritengono “che le autorità spagnole abbiano un’occasione d’oro per applicare nuove misure nella lotta contro le malattie causate dal fumo che stanno dando risultati significativi nei paesi in cui sono già applicate”.
Less harm: International Declaration for a Smoke-Free Spain
Il testo integrale contiene una serie di proposte che tengano conto della reale situazione dei fumatori e delle possibili strategie alternative che possano dare risultati postivi nella lotta al fumo.
- Cessazione e prevenzione devono continuare ad essa i pilastri della lotta al fumo di sigaretta, ma da sole non possono più bastare.
- Circa 4.5 milioni di fumatori non riescono a smettere nonostante i diversi tentativi e solo il 35% riesce a rimanere astinente con i metodi convenzionali. Per ammortizzare l’impatto di questi danni, si deve tenere conto dell’utilizzo di strumenti e strategie che riducano il danno da fumo, come sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato.
- Bisogna dare ascolto alla scienza e ai risultati della ricerca e non a opinioni, preconcetti o titoli sensazionalistici.
- Servono più training per i professionisti del settore sanitario e più informazioni per i fumatori.
- I prodotti delle strategie di harm reduction necessitano di regolamentazioni diverse.
- Bisogna stringere le normative in merito al consumo di tabacco.
- E’ importante seguire l’esempio di nazioni che si sono già aperte alle strategie di riduzione del danno, come l’Inghilterra.
- E’ necessario promuovere ed implementare la ricerca di settore.