Giovedì 30 ottobre si è svolto in diretta streaming l’evento finale del progetto MAGNIFICAT, lo studio che, per la prima volta, ha analizzato attentamente il percorso di switching degli utilizzatori duali attraverso una metodologia innovativa e l’analisi di biomarcatori di esposizione e di rischio
“Il progetto MAGNIFICAT racchiude il potenziale per far progredire realmente e velocemente la nostra comprensione del mondo dei dual user e, si spera, per risolvere alcune delle limitazioni presenti nelle ricerche sull’argomento” ha dichiarato Arielle Selya, Senior Scientist presso Penny Associates, aprendo i lavori dell’evento in streaming dedicato allo studio MAGNIFICAT, il primo longitudinal study che ha valutato e misurato i cambiamenti nei fattori di rischio e di salute in un gruppo di utilizzatori duali.
Negli ultimi anni le prove a sostegno della riduzione del danno nei soggetti che scelgono di passare esclusivamente ai prodotti privi di combustione sono aumentate, così come la fiducia generale nei principi della riduzione del danno.
Tuttavia, l’uso duale — cioè l’uso combinato di sigarette tradizionali e prodotti di nuova generazione — suscita ancora forti perplessità ed è spesso associato a un aumento del rischio rispetto all’uso esclusivo di un singolo prodotto. Inoltre, diversi studi internazionali mostrano risultati divergenti, suggerendo che l’uso duale possa ostacolare il percorso di cessazione.
Una situazione dovuta principalmente alle discrepanze presenti nella letteratura scientifica, risolvibili attraverso studi metodologicamente strutturati.
Proprio su questo aspetto si sono concentrati i ricercatori del gruppo internazionale del progetto MAGNIFICAT, che ha combinato non solo l’analisi specifica di biomarcatori di esposizione e di danno, ma anche la suddivisione degli utilizzatori duali in sottogruppi specifici e l’adozione di un protocollo di ricerca mirato a ridurre al minimo i possibili limiti evidenziati in studi internazionali precedenti.

“Abbiamo coinvolto 300 fumatori, suddivisi in due gruppi di studio” — spiega Marta Zakrzewska, Site Manager of Clinical Research presso MTZ Clinical Research. “Il primo era il gruppo di intervento: i fumatori inclusi in questa coorte erano disposti a ridurre il consumo di sigarette utilizzando sigarette elettroniche; il secondo, invece, il gruppo di controllo, ha continuato a utilizzare le sigarette tradizionali.”
La prima innovazione del protocollo di ricerca riguarda proprio le modalità di arruolamento: oltre ai metodi tradizionali, sono stati utilizzati anche i social media e il passaparola, che da solo ha permesso di reclutare oltre il 55% del campione. Lo scopo era ottenere un gruppo il più eterogeneo possibile, in termini di età, sesso e abitudini di consumo dei diversi prodotti.
L’obiettivo principale era identificare soggetti con una riduzione del consumo giornaliero di sigarette (CPD) bassa, moderata o intensa, basandosi su un’attenta valutazione della pregressa abitudine tabagica.

“Il minimo era 1,2 anni per i soggetti che avevano alle spalle una pregressa abitudine tabagica ,” aggiunge Simona Veigl, di ABF. “Ma abbiamo anche incluso soggetti che fumavano fino a 35 sigarette al giorno e un’ampia porzione che ne fumava circa 20. Come monitoravamo le abitudini? Attraverso le informazioni raccolte durante le visite e tramite l’app E-diary, installata sui telefoni dei partecipanti, a cui rispondevano quotidianamente.”
Attraverso una formula specifica che considerava sia il consumo di sigarette registrato all’inizio dello studio che quello monitorato durante le visite, è stata calcolata la riduzione relativa delle sigarette combustibili al giorno.
“Con una riduzione inferiore all’1% il soggetto era ancora considerato fumatore, mentre con oltre il 99% era classificato come quitter. È emersa una chiara e forte correlazione tra la riduzione del consumo di sigarette combustibili e l’aumento dell’uso di sigarette elettroniche.”
Tutti questi dati sono stati poi integrati con l’analisi di trenta biomarcatori di esposizione e sei di potenziale danno.

“Abbiamo analizzato biomarcatori di esposizione principalmente in campioni di urina, includendo nicotina e metaboliti, oltre ad alcuni analiti specifici del tabacco come le nitrosamine specifiche del tabacco, le ammine aromatiche e gli idrocarburi policiclici aromatici.
Abbiamo introdotto il glicole propilenico come biomarcatore specifico per il vaping. Sono stati inclusi anche alcuni biomarcatori di potenziale danno, come i marker di infiammazione. L’analisi non-specifica è stata introdotta per ottenere una visione più ampia dell’esposizione assoluta degli utilizzatori duali. Le analisi sono state condotte su tre diverse matrici: respiro espirato, urina e sangue,” ha spiegato Max Scherer, Medicinal Chemist presso ABF in Germania.
Dai dati è emerso che l’uso della sigaretta elettronica non ha contribuito in modo significativo all’esposizione a tossine correlate al tabacco (al di là dell’atteso aumento dei marcatori specifici del vaping come il glicole propilenico) e non ha portato a un incremento dell’esposizione al glicidolo. I risultati indicano che le sigarette combustibili restano la principale fonte di esposizione a tossine negli utilizzatori duali.
“Il progetto MAGNIFICAT è unico: si tratta del primo studio a mappare analiticamente quanto cambia l’esposizione a sostanze tossiche tra chi fuma 1–2 sigarette al giorno e chi ne fuma 20.
Per farlo, ci siamo avvalsi di un team stellare di ricercatori e un impianto metodologico rigoroso con l’obiettivo finale di studiare l’impatto sulla salute del consumatore duale in maniera precisa e dettagliata.
I risultati sono chiari: il bilancio di salute dipende dal grado di riduzione del fumo di sigaretta, indipendentemente dall’etichetta “duale”. I biomarcatori di combustione dosati nel sangue e nelle urine dei consumatori duali, diminuiscono via via che si riduce il numero di sigarette fumate. In breve: meno sigarette, meno fumo e quindi meno danno. Ancora una volta la ricerca del CoEHAR si è dimostrata pionieristica, informativa e innovativa. Naturalmente, resta fermo l’obiettivo finale per il consumatore duale: smettere completamente di fumare. Tuttavia, MAGNIFICAT dimostra che anche il comportamento “dual use”, se accompagnato da una drastica riduzione nel numero delle sigarette tradizionali, comporta benefici misurabili” conclude il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.
I risultati offrono sostegno alle strategie di riduzione del danno da fumo, aggiungendo nuove sfumature alla comprensione dei modelli di uso duale e delle loro implicazioni per la salute.



